Nata a Palermo e oggi trasferita al Nord, la giovane casa editrice continua
la sua missione: testimoniare che l’editoria indipendente è l’ultima voce
libera in un mondo dominato dai colossi.
L’editoria indipendente è un piccolo miracolo civile che si rinnova, giorno
dopo giorno, nelle pieghe di un Paese spesso distratto da altre urgenze. È una
forma di resistenza culturale che non ha mai avuto vita facile: da una parte i
colossi dell’industria editoriale, forti di capitali e distribuzioni capillari;
dall’altra una costellazione di realtà minori, laboratori in cui la parola non
è solo merce ma testimonianza, non solo prodotto ma segno di civiltà.
Il senso dell’indipendenza, quando si parla di libri, non è tanto economico
quanto etico e spirituale. Indipendente è l’editore che non piega la propria
linea a un mercato spesso cinico e vorace, che non cede al richiamo della pura
redditività. Indipendente è chi sceglie, chi filtra, chi compone un catalogo
non in base alle mode effimere ma secondo un progetto culturale. È qui che si
vede la differenza: un editore indipendente non rincorre il pubblico, lo forma.
Nel panorama di queste realtà, spiccano esperienze nate dalla periferia
geografica e culturale, lontane dai grandi centri di potere. A Palermo, nel
cuore di una Sicilia che troppo spesso viene raccontata per cliché e ferite, è
emersa negli ultimi anni una voce nuova: le Edizioni Kemonia. Già il nome
racconta una storia. Kemonia era uno dei fiumi che un tempo scorrevano liberi
sotto le pietre della città, oggi in gran parte interrati e invisibili.
Riaffiora nel nome di questa casa editrice come a dire che la cultura è un
corso d’acqua sotterraneo: non sempre lo vediamo, ma c’è, e quando riemerge
porta freschezza, memoria, vita.
Oggi, a distanza di pochi anni dalla nascita, le Edizioni Kemonia hanno
scelto di trasferirsi al Nord. Una scelta che potrebbe apparire come una fuga,
e invece è il segno di una maturazione. Non si tratta di abbandonare le radici,
ma di portarle con sé in un contesto nuovo, più vicino a fiere, circuiti
nazionali, reti distributive. La Sicilia resta nell’anima, ma la voce si
allarga, si diffonde. È l’antica legge del viaggio: per restare fedeli a se
stessi bisogna avere il coraggio di partire.
Kemonia ha scelto di muoversi con un metodo che unisce rigore e apertura.
Rigore perché non tutto può essere pubblicato: occorre qualità, occorre una
voce. Apertura perché la porta non è chiusa agli esordienti, agli inediti, a
chi non ha i canali giusti per bussare alle grandi redazioni. Questo doppio
movimento – severità nel giudizio e generosità nell’ascolto – è il segno
autentico di una indipendenza non proclamata ma praticata.
I loro cataloghi ospitano poesia, narrativa, saggistica. Collane dai nomi
evocativi – I Vespri, Gli Emiri, Stupor Mundi –
restituiscono al lettore un’immagine di Sicilia che è crocevia di storie e
civiltà, laboratorio di linguaggi e di incontri. Non c’è provincialismo in
questa scelta, ma al contrario una vocazione universale: partire dall’isola per
parlare al mondo.
L’editoria indipendente, e Kemonia lo dimostra, non rinuncia alla
professionalità. Ogni libro porta con sé i segni di un lavoro accurato:
editing, grafica, distribuzione nelle librerie nazionali. Ma al tempo stesso
mantiene quella cura artigianale che i grandi gruppi hanno smarrito. È la
differenza tra un libro che nasce da una catena industriale e uno che nasce da
un laboratorio di idee: nel secondo caso la materia conserva ancora il calore
delle mani che l’hanno plasmata.
C’è anche un elemento che va oltre la letteratura. Le Edizioni Kemonia
hanno promosso iniziative di solidarietà, destinando parte dei proventi a
progetti in Africa e Nepal. Non è un gesto accessorio, è una dichiarazione di
poetica: il libro non è solo un oggetto culturale, è uno strumento di
giustizia, un ponte tra mondi lontani. La parola scritta non si esaurisce nella
pagina, ma continua nel gesto concreto della condivisione.
L’indipendenza editoriale, dunque, è anche un atto politico nel senso più
alto del termine: contribuire alla polis, alla vita comune, sottraendo il
discorso pubblico alla colonizzazione dell’effimero. È un atto di fede nella
democrazia, perché il libro è l’arma più mite e più potente al tempo stesso.
Mite perché non grida, non impone, si offre in silenzio. Potente perché cambia
le coscienze, sedimenta idee, costruisce memoria.
Scettici e cinici diranno che il futuro dell’editoria è già segnato dalle
piattaforme digitali e dagli algoritmi. Ma chi conosce la storia sa che l’uomo
non vive di solo consumo. La nostra identità collettiva si è formata sui testi
che ci hanno preceduti, e continuerà a nutrirsi di libri, anche quando i
supporti muteranno. In questo orizzonte, le piccole case editrici non sono
reliquie del passato, ma avanguardie di una nuova stagione. Resistono perché
sanno innovare, e innovano perché non hanno nulla da perdere se non la fedeltà
alla propria visione.
Edizioni Kemonia, con la sua giovane età, le sue radici palermitane e la
scelta di trasferirsi al Nord per allargare i propri orizzonti, incarna questo
destino. È un laboratorio di identità e di futuro, un luogo dove la parola
trova dimora e dove il lettore può ancora sentirsi interlocutore e non semplice
cliente. E in un tempo in cui la superficialità sembra dilagare, questo è un
atto di coraggio. Anzi, è un atto d’amore.
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