giovedì 2 dicembre 2021

Palermo 11 dicembre, A palazzo Mirto si presenta “Le stagioni dei Florio” di Adriana Castellucci (Edizioni Kemonia)


Palermo 11 dicembre, A palazzo Mirto si presenta “Le stagioni dei Florio” di Adriana Castellucci (Edizioni Kemonia)

 

Appuntamento sabato 11 dicembre, alle 16 e 30, nella suggestiva e prestigiosa cornice di Palazzo Mirto, in via Merlo 2, a Palermo, per l’evento-presentazione del testo teatrale di Adriana Castellucci, “Le stagioni dei Florio”, pubblicato dalle Edizioni Kemonia.

Introduce Giampiero Tre Re. Insieme all’autrice, interviene Valentina Chinnici. Letture interpretative degli attori Enrico Stassi, Maria Teresa Coraci e Nicolò Prestigiacomo. Con la partecipazione straordinaria di Laura Mollica (voce) e Giuseppe Greco (chitarra).

La potenza del mito dei Florio ancora oggi esercita una forte suggestione, radicata com’è in diversi ambiti della popolazione palermitana e nutrita di nostalgia e di rimpianto per quello che la città fu e avrebbe potuto essere. Nella stesura di questo testo teatrale l’autrice non ha scelto alcuna interpretazione storica univoca, sia riguardo ad alcuni risvolti oscuri dell’ascesa dei Florio, sia alle responsabilità del loro crollo, preferendo affidare ad una polifonia di voci e ad una molteplicità di personaggi ragioni e convincimenti riferibili a più punti di vista.

I posti sono limitati ed è obbligatoria la prenotazione inviando una mail a kemoniaedizioni@gmail.com o telefonando/mandando un messaggio (anche WhatsApp) al 3279053186

Ingresso consentito solo con greenpass e mascherina.


martedì 23 novembre 2021

Palermo 24 novembre. “Tutta la città ne parla”. Tre presentazioni (quasi) in contemporanea di tre diversi titoli delle Edizioni Kemonia in tre luoghi diversi della città.

 



“‘Tutta la città ne parla’ è una iniziativa per far parlare della nostra piccola ma molto dinamica e innovativa casa editrice attraverso i nostri titoli. Libri di qualità che vogliono far discutere in maniera intelligente e colta”, scrivono dall’ufficio stampa della casa editrice Kemonia.

 


Si inizia alle 15 e 30, presso l’istituto “Russo-Raciti” di via Tindari 52, per la presentazione del saggio, curato da Mirella Pezzini, “Per noi, sono stati tutti speciali. Una comunità scolastica: la Gregorio Russo di Palermo si racconta”, Edizioni Kemonia.

 

Mirella Pezzini raccoglie, con un filo rosso conduttore, ricordi propri e altrui dei 19 anni vissuti, come dirigente scolastica, nella scuola secondaria di 1° grado Gregorio Russo del quartiere Borgo Nuovo di Palermo. Testimonianze di un clima di lavoro di squadra, intenso, spesso non facile, ma pieno di entusiasmo. Sarà il Faro, simbolo scelto dagli alunni per la scuola; sarà la Cittadinanza, attenzionata e resa vitale, in vari modi; sarà la cura personalizzata ed attenta verso ogni alunno; sarà il coinvolgimento di genitori e territorio a rappresentare il senso di appartenenza e di inclusività di alunni, famiglie e personale tutto. Tante le strategie poste in essere per rendere la scuola una comunità di lavoro sereno e proficuo, da un’organizzazione capillare che sostenga il lavoro in classe ad interventi positivi e rapidi di risoluzione dei problemi, da modalità di approccio affettivo a presenza costante di controllo. Una grande famiglia, un’officina di creatività progettuale, di ambienti di apprendimento motivanti e di riscatto sociale.

 

Intervengono: Sabina Minardi, dirigente scolastico IC “Russo-Raciti”; Gianfranco Amenta, segretario generale “Fondazione Costa”; Sara Inguanta, dirigente scolastico IISS “E. Ascione”; Valentina Chinnici, presidente CIDI e consigliere Comunale. E’ presente la curatrice del volume.

 

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Secondo appuntamento alle 17 e 30 all’'Istituto Gramsci Siciliano, ai Cantieri Culturali alla Zisa, per la presentazione del testo teatrale "Le stagioni dei Florio" (Edizioni Kemonia) di Adriana Castellucci.

 

La potenza del mito dei Florio ancora oggi esercita una forte suggestione, radicata com’è in diversi ambiti della popolazione palermitana e nutrita di nostalgia e di rimpianto per quello che la città fu e avrebbe potuto essere. Nella stesura di questo testo teatrale l’autrice non ha scelto alcuna interpretazione storica univoca, sia riguardo ad alcuni risvolti oscuri dell’ascesa dei Florio, sia alle responsabilità del loro crollo, preferendo affidare ad una polifonia di voci e ad una molteplicità di personaggi ragioni e convincimenti riferibili a più punti di vista.

 

Sono previste, durante l'incontro, delle letture interpretative a cura di Enrico Stassi, Maria Teresa Coraci e Nicolò Prestigiacomo. Presenti, oltre l'autrice, i relatori Felice Cavallaro e Giampiero Tre Re; coordina Salvatore Nicosia.

 

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Ultimo appuntamento alle 18 e 30, presso l’ex Noviziato San Mattia ai Crociferi di via Torremuzza 28, per la raccolta di racconti dell’assai poliedrico Roberto Catalano, “Sette finestre. Sonate brevi della gente viandante, Edizioni Kemonia

 

I racconti all’interno di quest’opera hanno come protagonisti uomini e donne già maturi che hanno preso le loro scelte in gioventù e che hanno visto nel tempo sfumare i loro sogni e le loro aspettative. L’amore nasce, cresce, si impossessa di noi e ci spinge a prendere decisioni che poi però, purtroppo, con il passare del tempo ci lasciano un senso di amarezza e di malinconia per quello che poteva essere e non è stato, per quello che è e che vorremmo che fosse diverso. Alla fine però la forza della vita ci impone di reagire, di trovare in fondo al nostro cuore, nonostante le difficoltà, le incertezze e gli eventi che ci hanno reso fragili, una speranza che ci permetta ancora una volta di essere felici. L’amore si trasforma, si riversa nelle cose che abbiamo costruito con tanta fatica e come una forza travolgente ed incontenibile ci dà la possibilità di andare avanti.

La voglia di essere felici accomuna tutti i protagonisti di questi racconti che però sono costretti giornalmente a fare i conti con i propri dubbi, i propri fallimenti e la fine dei sogni adolescenziali. Il tempo scorre e inevitabilmente siamo costretti a reinventarci e a reinventare tutto ciò che ci circonda in un continuo cambiamento che ci allontana dagli ideali della nostra giovinezza e ci impone di trovare una nuova melodia per la nostra esistenza.

 

Presenta il libro Agostina Passantino. Letture a cura Marzia Coniglio e Alessio Barone. Al pianoforte per alcuni intermezzi musicali Alberto Maniaci. E’, naturalmente, presente l’autore.


venerdì 19 novembre 2021

Correte in edicola e comprate il Corriere della Sera. Leggete l'allegato"7". C'è un bell'articolo sul libro della nostra Chiara Marsala, “Due terre e un cuore – Storia di una ex expat”, Edizioni Kemonia.





 

"Ricorrenze e altre poesie" di Daniela Musumeci, ovvero “un diario d’anima”. Una recensione di Maria Nivea Zagarella


L’universo poetico di Daniela Musumeci nel volume Ricorrenze e altre poesie, che riunisce quattro raccolte di versi editi dal 2006 al 2021, si articola come un denso “diario d’anima”. Un’anima impegnata nella conoscenza di sé e del mondo. Nella poesia Mattino (Chiarìa d’acqua, 2014) si legge che è compito di ogni giorno/ dotare di senso il giorno, ricerca che dalla adolescenza ribelle alla inquieta maturità ha portato l’autrice a interrogarsi, interrogando l’esistere, e a “ricomporre gli eventi”, “riannodare i fili rotti” (Doveri d’allegria, 2006), “incantarsi a tracciare vite,/ eventi,/ sentimenti” (Chiarìa d’acqua), insomma a “narrare” e a “narrarsi“ poeticamente. Il tono prevalente dei testi è discorsivo-riflessivo o descrittivo-narrativo, con esiti sparsi di vibrazioni liriche o di più pugnace denuncia (anche attraverso l’artificio di anafore e iterazioni) là dove l’ispirazione volta a volta si fa confessione intima e abbandono contemplativo, oppure si alimenta di indignazione per le ingiustizie e l’indifferenza/torpore della società: la presene bruttura epocale… benché -scrive la Musumeci- di colpa/ nessuno parli. Nelle prime due raccolte rivive dell’adolescenza e giovinezza della poetessa la stagione esaltante della “contestazione”, con le sue ribellioni alla morale familiare e borghese (E io ricordo -senza più rabbia- la sua paura [del padre] quando andai a vivere nella comune e come allora non ci capivamo), la liberazione sessuale, e la voglia accesa di trasformazione della realtà, esperienze che fra l’altro le dettano i versi sul nomade mago: estasi e strazio nelle viscere… affanno e appagamento, ma a un tempo pure profeta ombroso di idee/lotta, con il quale fruire vernici e verzure, zolle e fogli fra pleniluni di scirocco e piazze piovose annebbiate da spari. Di quegli anni appassionati e illusi in cui amore mestiere e lotta erano tutt’uno rimarranno, nella successiva solitudine normalizzante e normalizzata del quotidiano e della professione (il mestiere di Socrate tuttavia!), le cicatrici non sanate di una profonda frustrazione d’amore (gli amanti sbagliati ondeggiano dentro la candela) e la memoria/rimpianto (li amo tutti i miei amori passati) di osterie calde di bicchieri di vino e caldarroste, di falò e chitarre, del gran piatto conviviale circolare, delle discussioni su pace rivoluzione guerra e amori. Il fuoco ideale di quella fase ha però continuato a permeare di sé la vita della donna/Daniela, come segnala la lunga collaborazione con la rivista Mezzocielo di Simona Mafai e Letizia Battaglia, e ha conservato vigile lo sguardo dell’autrice sugli sviluppi della società creando nel suo vissuto un singolare impasto di geloso “liberato” isolamento (il suo giardino, le sue piante, i suoi animali) e di compartecipe azione nel sociale, l’uno e l’altra integralmente riflessi nella sua scrittura. Colpisce in molti testi il ricorrere (e il titolo del volume Ricorrenze è quanto mai congruo!) del tema della donna  e del sentimento tenacemente coltivato dell’amicizia: tutti gli amici e le amiche che hanno lasciato un’impronta affettiva o ideale vengono ricordati, ma soprattutto figure femminili, determinate nelle scelte e protagoniste di fatto, testarde a suggerire valori, o a tenere desta la lezione del dubbio, come la scrittrice Giuliana Saladino che  -annota la poetessa- osservava,/ ci osservava,/ si osservava/ inesorabile/ e dolce, o ancora, benedette dal carico della profezia, come Simona e Miriam Mafai. La “donna” è ora idealizzata attraverso immagini naturali (Donna); ora chiamata a “testimone” di terribili situazioni storiche, dagli inizi del ‘900 a oggi (Colomba dalle ali impeciate), e di precise battaglie politico-civili (Mexico, Siderea, Partigiane, Compagni, Maestra), compresa la tragica, cruenta, emancipazione dall’autorità paterna e dalla possessività del maschio (Come le Urì, Nell’androne); ora è fieramente celebrata per il suo essere uscita di casa, dal guscio, dal silenzio: donne che scrivono, parlano… s’incontrano… discutono e gridano… fanno. E non si fermano (Le donne scrivono, A un’amica giornalista), o è semplicemente ammirata nel suo dignitoso e “anonimo” profilo quotidiano (l’elegante Signora dal cappello a falde) ma dalla nobile eredità per chi sa raccoglierla: l’appassionato amore/ per alberi fiori animali/ per tutto quanto continua/ a viverle intorno/ ostinatamente. L’attenzione dell’autrice alla contemporaneità focalizza, con opportuna violenza o accoramento di linguaggio e di immagini, anche la mafia (Via D’Amelio 19 luglio 199, Via dei Gergofil estate 1993, Doli pirotecnici) e l’attuale “geografia” della fame e dei conflitti (I cognomi degli dei, Spago, Gaza, Nitrato d’ammonio) con il dramma dei soldati bambini addestrati a tuffarsi nel sangue/ quasi fosse una festa, la diaspora dei profughi, e Beirut la magnificente/ bruciata esplosa. Innumerevoli poi i testi in cui torna il problema dei migranti: dal suonatore slavo di fisarmonica questuante sotto balconi distratti e serrati, al signore tamil impiccatosi perché disoccupato, alle centinaia di innocenti affogati, spiaggiati come pesci avvelenati… asfissiati, o in fila nella tormenta per una gamella gelata, o scacciati con ruspe e gas dai loro attendamenti di fortuna, o morti bruciati nei ghetti per raccoglitori di arance e pomodori: piana molteplice di innominato assassinio- scrive la Musumeci con riferimento al fatto di cronaca che coinvolse nel 2017 immigrati dal Mali. E affiancati a loro gli operai morti sul lavoro (Mater matuta) su una terra di infamia/ e d’infame vergogna, e la distruzione dell’ambiente e del pianeta che “soffoca” per una violenza esercitata brutalmente alla pari su altri uomini e sulle creature della natura (Piango l’innocenza dei castagni, Tiglio, I can’t breathe). Ma “oltre” tutto questo, e in oppositivo ribaltamento, la poetessa nutre nella sua anima una fame e una sete di bellezza (Da qui nessun altrove) e una nostalgia etico-religiosa della vita pregna di se stessa (Dialogo dell’anima col suo angelo) che la fanno indugiare, talora in una sorta di catalogo-inventario supportato dalla tecnica dell’haiku, su aspetti, esseri, momenti del mondo naturale: dal suo giardino e cani e gatti amati alla Sicilia marina e montana nel variare delle stagioni; o su frammenti di vita quotidiana isolati nella loro nuda, e anch’essa confortante, semplicità. Importanti dunque l’abbondante nominazione, che è conquista spirituale, di piante (eucalipti, acacie, ibisco, gelsomino, pomelie, magnolie, buganvillea, glicini, viole, peonie e, più intensamente, placidi castagni, docili ulivi, ingenui albicocchi, larici azzurri…) e di animali (gabbiani, rondini, tortore, falchi, merli, quaglie, tordi, passeri, civette, volpi, lepri, usignoli…) e tutte -come le chiama l’autrice- quelle pause verdi che aiutano e insegnano a sapersi/ ed essere/ nel sapore delle cose. E non mancano vaghezza di squarci e pregnanza di senso nella descrizione: foglie di tiglio in controluce, tremolio di germogli, la luna che s’accomoda addosso a mo’ di scialle straccetti di nuvole spente, il mare che trema per vene e dita di luce, il mattino stillante di uccelletti appena svegliati, i sentieri croccanti di ricci di castagne, l’aria d’agosto percorsa da zirli, frulli, ronzii, il bosco che fuma per vapori terragni, le Eolie di sapida salsedine, l’Etna che ora è spumoso di neve fresca, ora esplode incandescente fino alle placide stelle, ciliegi, mandorli e meli che danzano al grecale come gonne fiorite di ragazze… Di contro  a tutto questo un mare oleoso invece e una terra arsa e piagata dall’uomo. Allo stesso modo con una città, dove l’aroma languido dell’oleandro non riesce a soffocare le flatulenze della spazzatura, le motorette ruggono in rotta e ossessive conturbanti sono le ululanti sirene antifurto, contrastano il campo setoso che attende cuccioli e bambini ruzzolati nel sole/ cantando fra le spighe, le mani intrecciate di tre amiche che cantano una canzone, il guizzo furbo di un bambino/ allegro tra gli scogli, favole e racconti che a Natale crepitano attorno al focolare per la meraviglia dei piccoli, il bimbo chino sul foglio che all’asilo disegna un universo di meraviglie/ inconsapevole della sua potenza, le finestre illuminate per il desco condiviso o vezzose come spose/ agghindate con gonfi veli/ di lino ricamati, aperte su una quieta domesticità che fa confessare all’autrice che sempre [le] s’aggroppa in gola/ una remota nostalgia di gioie altrui/ sconosciute o desuete. E ancora tutti i fruscii e bisbigli presenti nella poesia Fruscii: di un dito sulla corda di una chitarra, delle labbra di un bimbo che sogna/ oppure di un vecchio che racconta, fruscii di pagine scorse, di panni distesi, di petali, di una matita su un foglio, di semi (reali e metaforici) sotto la zolla, possibili a udirsi solo se si impara a ignorare il rumore, e che sono nella loro piccolezza e proprio per la loro piccolezza  risacralizzazione dell’esistere. La gnome finale è infatti significativamente riassuntiva e propositiva: Sono sussurrati i nomi della libertà/ urlate le gerarchie del potere./ Tu, ascolta i fruscii. Si avverte nell’insieme dei testi di Ricorrenze, attraverso la struggente e intenerita panoramica fin qui vista -struggente e intenerita per l’altalena assidua dell’anima della Musumeci, nel confronto col reale, fra slanci e disincanto, tenaci riprese e nuove inesorabili delusioni (la desolazione che dilaga [è] landa senza direzione)- si avverte, dicevo, la voglia di innalzare e assorbire l’esistenza nella dimensione di una “certezza” di trascendenza, quel regno della quietudine cui si è avviato morendo papa Woityla (Ad una morte felice). Regno che quanto ai destini sulla terra, di fronte al mistero del dolore, addita il segreto della croce, che viene definita offerta di sostituzione, rilucente di compassione, oltre che segno smagliante di equità. E in questa direzione si sviluppano ne “La quinta dimora” la sezione Quinta dimora: stanza di vigilie e in “Chiarìa d’acqua” la riscrittura del Cantico delle creature, dove si chiede che ogni gesto di dono/amore verso l’altro sia preghiera fino al momento in cui -scrive la poetessa- si dissolva il mio io/ nella pallida ombra di Dio. E tuttavia questo esito ultimo sembra più una accorata invocazione a se stessa e a Dio (Convalescenza) che un approdo concluso, rispetto invece all’intuitivo appagante franare e “disciogliersi” e tornare, attraverso la morte, nel ritmo pur esso divino, universale e ciclico, della vita cosmica, come paiono segnalare, fra gli altri, i testi Palingenesi, Cercatemi, Ti discioglierai, e la poesia Omaggio a Santoka che chiude il volume, nella quale l’interrogativo: E’ mia quest’ombra che dilegua nella sera?, sembra addensare solo, e dolorosamente, domande irrisolte.

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lunedì 8 novembre 2021

Le Edizioni Kemonia inaugurano la loro nuova collana di teatro Skené con l'opera di Adriana Castellucci, "Le stagioni dei Florio. Scene per un allestimento teatrale", pp. 136, euro 13,90

 


 

 

Chi furono veramente i Florio e cosa significò la loro presenza per Palermo? Filantropi illuminati e colti mecenati, volti al bene comune, oppure cinici sfruttatori di una classe ope­raia, ancora inconsapevole dei suoi diritti? Arrampicatori sociali, adeguatisi al modello aristocratico, o dignitosi imprenditori, portatori di un’etica borghese? Megalomani dissipatori del patrimonio familiare oppure vittime dell’inarrestabile concentrazione capitalistica del Nord?

E come la città aveva guardato alla loro scalata? Aristocrazia, borghesia nascente, strati popolari avevano colto le opportunità del processo di modernizzazione da questi avviato? Quanto alla mafia, il rapporto fra la criminalità organizzata e i Florio si era configurato come quello fra estorsore e vittima o c’era altro in gioco?

Senza dubbio, nella memoria storica di Palermo, la potenza del loro mito ancora oggi esercita una forte suggestione, radicata com’è in diversi ambiti della popolazione palermitana e nutrita di nostalgia e di rimpianto per quello che la città fu e avrebbe potuto essere.

Nella stesura di questo testo teatrale l’autrice non ha scelto alcuna interpretazione storica univoca, riguardo sia ad alcuni risvolti oscuri dell’ascesa dei Florio, sia alle responsabilità del loro crollo, preferendo affidare ad una polifonia di voci e ad una molteplicità di personaggi ragioni e convincimenti riferibili a più punti di vista. D’altronde, la complessità e le contrad­dizioni di questa “dinastia”, nei suoi aspetti pubblici e privati, ne sono la cifra costitutiva, il che la rende aperta ad ogni interpretazione critica e, pertanto, affascinante sul piano teatrale.

 

Adriana Castellucci, nata a Palermo, dopo la laurea in Lettere ed il corso di regia teatrale presso la “Teatés” di Michele Perriera, si trasferisce a Torino, dove svolge la sua esperienza lavorativa per trentotto anni, coniugando l’attività artistica con quella didattica nell’ambito di laboratori teatrali rivolti a studenti liceali ed universitari. Redige i testi e firma la regia di diversi spettacoli, tutti di impegno civile e a sfondo storico, replicati più volte, generalmente in occasioni ufficiali, talora istituzionali, anche in diverse città d’Italia e all’estero, coinvolgendo trenta-quaranta giovani attori per ciascun allestimento: È fatto giorno sulla Resistenza in Europa; I segni dell’offesa sulle leggi razziali e Shoà; Volevamo la luna sul Sessantotto; Altiero Spinelli: una vita per l’Europa sull’impegno europeista; Mauro Rostagno, un uomo vestito di bianco sulla lotta alla mafia; Camicie rosse sull’epopea dei Mille; Il volo del giovane falco su Federico II di Svevia; Olympe de Gouges. Io sono la mia opera sull’emancipazione femminile. Progetta, dirige e conduce per cinque anni consecutivi, con una compagnia attorale, una serie di lezioni-spettacolo di Storia del Teatro rivolti a diversi licei torinesi. Collabora, in qualità di consulente storica, con l’Associazione Viartisti di Torino alla stesura di due testi, Processo a Garibaldi e Processo a Kennedy, rappresentati al Teatro Carignano di Torino. Nel gennaio 2018, rientrata a Palermo, continua a svolgere la sua attività artistica, conducendo il laboratorio teatrale di un liceo cittadino. La pandemia da Covid-19 interrompe questo suo impegno, ma non quello della ricerca storica e della scrittura drammaturgica. L’opera Le stagioni dei Florio ne è il risultato.

Autori Vari, “Nuova Poesia Italiana. Antologia”, Edizioni Kemonia, pp. 74, euro 15,00



Sono numerosi gli autori che hanno partecipato con entusiasmo alla composizione di questa raccolta poetica. Si tratta di un volume collettaneo di poesie in cui viene fuori tutta la passione per l’arte e la scrittura.

Nuova Poesia Italiana nasce dall’esigenza di raccontare la vita attraverso immagini del quotidiano fissate in versi. I componimenti che si susseguono in quest’opera sono nati dal pensiero e dalle riflessioni di scrittori e scrittrici che sentivano il bisogno di condividere con gli altri le loro emozioni. Così la poesia diviene mezzo per unire persone lontane tra loro, un momento di condivisione fondamentale per sentirsi parte di una comunità.

Nella prima parte della raccolta, intitolata Alfabeto poetico, le poesie sono organizzate seguendo l’ordine alfabetico dei nomi di coloro che hanno partecipato e reso possibile la realizzazione di questo progetto; la seconda sezione, intitolata Dīwān, si compone di sette poesie scritte da due autori e vuole dare l’idea di uno spazio intimo e ristretto dove le parole che compongono i versi delle liriche sono padrone assolute, nonostante non sempre tutto sia opportunamente descrivibile. La potenza della parola però risiede proprio nel suo essere in grado di rendersi un mezzo per un’interpretazione più profonda della realtà in cui lasciarsi trasportare dalle emozioni.

mercoledì 29 settembre 2021

Palermo 30 settembre, Presso la sala stampa del Barbera si presenta “Renzo e Ignazio. Due chiacchiere in attesa della finale” di Enrico Buccheri


 

Un appuntamento imperdibile per tutti i tifosi, presenti – futuri – e passati, del Palermo, “Renzo e Ignazio. Due chiacchiere in attesa della finale” (Edizioni Kemonia) è il titolo dell’imperdibile volume di Enrico Buccheri che sarà presentato giovedì 30 settembre, alle ore 18.00, presso la sala stampa dello stadio Renzo Barbera in Viale del Fante 11, a Palermo. Accoglierà e introdurrà Giovanni Tarantino. Interverrà il direttore di Trm, Alessandro Amato. Sarà presente l’autore.

La sala stampa dello stadio Renzo Barbera può ospitare fino a un massimo di 40/45 persone circa, adeguatamente distanziate e con la mascherina. L’accesso di tutti i partecipanti è vincolato all’esibizione del green pass, come da normativa vigente. Il Museum si trova esattamente al piano di sotto rispetto alla sala stampa.


 

Il libro: “Renzo e Ignazio. Due chiacchiere in attesa della finale” di Enrico Buccheri , Edizioni Kemonia

“29 maggio 2011. A Roma si disputa la finale di Coppa Italia di calcio tra Palermo e Inter. La partita è un momento speciale per i sostenitori rosanero pronti ad assistere all’evento da ogni parte del globo.

Rievocando questa giornata memorabile, l’autore ripercorre i punti salienti della ultracentenaria storia calcistica della città di Palermo in un racconto in cui i protagonisti principali sono la passione per i colori rosanero, che quando accende i cuori lo fa per l’eternità, ed il senso di accoglienza, vera essenza della città. Tutti i calciatori che hanno vestito la maglia rosanero, come ci raccontano Renzo Barbera e Ignazio Majo Pagano, si sono sempre sentiti a casa, anzi hanno vissuto gli anni in questa città come se fossero in Paradiso. Trampolino di lancio per molti giocatori, il Palermo è stata la squadra delle grandi sfide, lasciando a volte l’amaro in bocca ai suoi tifosi e a volte provocando una gioia incontenibile”.

L’autore: Enrico Buccheri nasce a Palermo. Nella città natale è cresciuto e ha completato gli studi fino al conseguimento della laurea con lode in Scienze agrarie. Nel 1999 si trasferisce, per motivi di lavoro, a Budrio, in provincia di Bologna, dove tuttora vive insieme alla moglie Beatrice e al figlio Luigi. Appassionato di sport, in particolar modo di calcio e pallacanestro, ama leggere e scrivere sia in prosa sia in poesia. Renzo e Ignazio. Due chiacchiere in attesa della finale è la sua prima opera.


https://www.edizionikemonia.it/2021/07/31/renzo-e-ignazio-due-chiacchiere-in-attesa-della-finale/

 

venerdì 30 luglio 2021

In libreria: Massimiliano Cucina, “La leggenda di Farlok. Un nuovo passato”, fantasy, Edizioni Kemonia, pp. 292, euro 15,90


 

Hispirya è un incantevole mondo che ospita popoli dalle misteriose origini, scenario di innumerevoli guerre narrate attraverso i libri e la cui storia ora sta per ripetersi. Ma cosa accadrebbe se gli eventi trascorsi non fossero stati rivelati del tutto? Quando esistono segreti che non è permesso conoscere, la verità può essere tramutata in leggenda...

Dopo essere finiti per sbaglio nel passato al posto del loro maestro, Grow e i suoi due amici Klaus e Sofy dovranno trovare un modo per tornare nel futuro da cui provengono. Per cercare di aiutarli Zaira, formidabile strega nera, accompagnata dal magico samurai Keroshi e da Cloe, un’affascinante quanto pericolosa ninfa dei boschi, li seguirà in questo insidioso viaggio nel tempo!

L’avventura porterà i protagonisti a scoprire nuove realtà e a misurarsi con loro stessi e con la loro amicizia. Nel frattempo pian piano scopriranno quello che conoscevano solo tramite la lettura delle leggende del passato. Il loro ingresso sulla scena però potrebbe cambiare la storia…

 

Massimiliano Cucina è nato a Palermo nel 1986. Ha studiato per diventare un perito tecnico-commerciale, ma subito dopo il diploma la sua carriera lavorativa ha avuto una totale svolta, permettendogli di inserirsi nell’ambito della ristora­zione. Tra le sue passioni rientrano gli scacchi e la scrittura, alla quale si è dedicato elaborando una storia che ha deciso di suddividere in una trilogia, di cui questo è il secondo volume. Insieme al presente romanzo ha realizzato un nuovo passatempo per gli amanti dei giochi da tavolo, inserendo all’interno del libro il regolamento e la descrizione di uno speciale mazzo di carte che può essere acquistato separatamente.

In libreria: Enrico Buccheri, “Renzo e Ignazio. Due chiacchiere in attesa della finale”, racconti, Edizioni Kemonia, pp. 132, euro 13,90

 


 

L’amore per la propria città e per la propria squadra di calcio è il tema principale dell’opera. L’autore potrebbe essere paragonato a migliaia di palermitani che amano la loro squadra e con lei e per lei gioiscono e soffrono. E se questa squadra, da sempre condannata a disputare campionati alternanti fra Serie A, Serie B e qualche volta, ahimè, Serie C, riesce a raggiungere un traguardo di valenza nazionale e internazionale, come è la finale di Coppa Italia, scatta nella mente del tifoso una voglia di riscatto che va oltre il semplice tifo.

Questo è quello che è accaduto il 29 maggio 2011. A Roma si disputa la finale di Coppa Italia di calcio tra Palermo e Inter. La partita è un momento speciale per i sostenitori rosanero pronti ad assistere all’evento da ogni parte del globo.

Rievocando questa giornata memorabile, l’autore ripercorre i punti salienti della ultracentenaria storia calcistica della città di Palermo in un racconto in cui i protagonisti principali sono la passione per i colori rosanero, che quando accende i cuori lo fa per l’eternità, ed il senso di accoglienza, vera essenza della città. Tutti i calciatori che hanno vestito la maglia rosanero, come ci raccontano Renzo Barbera e Ignazio Majo Pagano, si sono sempre sentiti a casa, anzi hanno vissuto gli anni in questa città come se fossero in Paradiso. Trampolino di lancio per molti giocatori, il Palermo è stata la squadra delle grandi sfide, lasciando a volte l’amaro in bocca ai suoi tifosi e a volte provocando una gioia incontenibile.

 

Enrico Buccheri nasce a Palermo. Nella città natale è cre­sciuto e ha completato gli studi fino al conseguimento della laurea con lode in Scienze agrarie. Nel 1999 si tra­sferisce, per motivi di lavoro, a Budrio, in provincia di Bologna, dove tuttora vive insieme alla moglie Beatrice e al figlio Luigi. Appassionato di sport, in particolar modo di calcio e pallacanestro, ama leggere e scrivere sia in prosa sia in poesia. Renzo e Ignazio. Due chiacchiere in attesa della finale è la sua prima opera.

lunedì 26 aprile 2021

In libreria: Daniela Musumeci, “Ricorrenze e altre poesie”, Edzioni Kemonia, pp. 360, euro 18,00

Daniela Musumeci in Ricorrenze e altre poesie passa in rassegna parte della sua carriera di scrittrice aggiungendo qualcosa di nuovo e di fortemente significativo. In questi versi si legge chiaramente il sentimento di indignazione nei confronti del degrado della società, con la conseguente forte denuncia di quanto l’odio, l’indifferenza e l’intolleranza stiano diventando i sentimenti prevalentemente presenti tra gli esseri umani. La natura fa da sfondo alle poesie, divenendo un elemento imprescindibile delle sue opere. Trapela un amore smisurato verso il Cosmo tutto: piante, animali o essere umani soli ed indifesi. Si nota sin da subito come l’amore travolgente verso gli altri superi le differenze; quelle stesse differenze che a volte portano l’uomo ad essere irrispettoso e insensibile nei confronti del mondo circostante e che, invece, in realtà sono il nostro bagaglio culturale più ricco al quale attingere. L’indignazione contro la violenza, contro l’indifferenza, contro la guerra risuona fortissima come un monito per ricordarci l’inutilità di tutto questo, mentre la natura, in un ciclo eterno, continua la sua vita e dovrebbe essere un esempio di rinascita per l’uomo.

Le parole dell’autrice, piene di sentimenti forti, sono la sua arma. Non sempre esaustive, non sempre precise, non sempre in grado di spiegare fino in fondo le nostre emozioni e sensazioni, le parole sono però sicuramente il mezzo più intenso e com­plesso che ci permette di esprimerci, di mettere ordine nella nostra confusione, di sfo­gare i sentimenti più nascosti della nostra anima.

Doveri d’allegria, La quinta dimora, Chiaria d’acqua, e, infine, l’inedito Ricorrenze trattano dell’essere umano in un modo profondo, sincero e quanto mai attuale.

 

 DANIELA MUSUMECI è nata nel 1953 a Palermo, dove ha inse­gnato filosofia e storia nei licei, scientifico e classico, occupan­dosi tra l’altro di educazione alla interculturalità, didattica antimafia e pedagogia della differenza. Ha pubblicato per i tipi della Ila Palma Devota come un ramo, breve silloge di poesie e saggi, e le raccolte di liriche Doveri d’allegria e La quinta di­mora; per la casa editrice CFR Chiarìa d’acqua. Numerosi suoi scritti si trovano in diverse pubblicazioni collettanee e nella rac­colta della rivista “Mezzocielo” con la quale ha collaborato per tredici anni. Ha fatto parte dell’associazione “Luminaria” per la quale ha curato insieme con altre il sito web leluminarie.it. Attualmente partecipa alle attività del No Mafia Memorial e del Caffè Filosofico “B. Bonetti”.


mercoledì 7 aprile 2021

Al via la selezione “La poesia ti trova” delle Edizioni Kemonia dedicata alla figura del grande poeta greco Titos Patrikios


È aperta la selezione “La poesia ti trova”, bandita dalle Edizioni Kemonia, sensibile al tema della e dedicata alla figura del grande poeta greco Titos Patrikios. Perché lasciarti unico lettore dei tuoi versi? La poesia nasce in solitudine ma matura nella condivisione.

Mettiti alla prova, invia la tua silloge di minimo 30 poesie a: kemoniaedizioni@gmail.com (oppure a: Edizioni Kemonia, via Vann’antò 16 – Palermo, Italia, per chi preferisce l’invio cartaceo) entro e non oltre il 31 luglio 2021. Indicare nell’oggetto della e-mail (o nell’intestazione della busta cartacea): “Selezione La poesia ti trova” e allegare un file (.doc o .pdf) insieme ai propri dati (nome, cognome, numero di telefono, indirizzo postale e una breve nota biografica). Un comitato di esperti collaboratori attivi nel panorama poetico italiano effettuerà la valutazione e selezione delle opere più meritevoli.

Per informazioni scrivere a: kemoniaedizioni@gmail.com; o telefonare a: +39 091 5509295 (dal lunedì al venerdì dalle ore 9,00 alle ore 13,00)

 

La poesia ti trova…


Mentre ti interroghi su cose in cui t’imbatti

Per la prima volta

Su cose risapute e ormai superate

Su cose che sorprendono anche se accadono ogni giorno

Su cose che pensavi non succederanno mai

Ed ora succedono davanti ai tuoi occhi

Su altre che si ripetono con variazioni minime

Su cose messe in vendita appena raggiungono

Il prezzo adeguato

Su cose putrefatte col passare del tempo

O che erano putride fin dall’inizio e non te ne accorgevi

Mentre ti stupisci per cose che riuscisti a fare

Per cose serie o insulse per cui rischiasti la vita

Per cose importanti che comprendesti più tardi

Per cose temute su cui evitasti di metterci mano

Per cose programmate che non ti riuscirono

Per altre cose progettate da altri che ebbero esito diverso

Per cose che ti accaddero senza che te lo aspettassi

Per cose che avevi soltanto sognato

E talvolta, una su mille, si realizzarono…

Proprio allora la poesia ti trova.

 

(da Titos Patrikios, “Per Rena e altre poesie")


venerdì 26 marzo 2021

In libreria: Agostina Passantino, “Sei racconti e un intermezzo”, I Vespri 12, Edizioni Kemonia, pp. 146, euro 13,90



Sei racconti e un intermezzo è un’opera genuina e sorprendente nella sua semplicità. Le pagine sembrano raccon­tare la vita di ogni essere umano, lo scor­rere del tempo che ci cambia, ci tor­menta e, a volte, ci salva da noi stessi, dalle pause che ci prendiamo dalla realtà per rincorrere sogni, passato, illusioni, felicità senza accorgerci di quello che abbiamo davanti ai nostri occhi. I rac­conti, indipendenti tra loro, sembra che abbiano un filo conduttore: la vita, nelle sue sfaccettature più semplici. È proprio la semplicità, però, a rendere tutto così complesso in un dipanarsi di eventi a cui facciamo l’abitudine e di cui, forse, neanche ci accorgiamo, per poi renderci improvvisamente conto di quanto le cose che abbiamo sotto gli occhi, che a volte disprezziamo, siano in realtà le più vere e autentiche. I protagonisti delle singole storie rappresentano piccole parti di tutti noi: l’insoddi­sfazione, la ricerca dell’amore, la voglia di fare sempre meglio, la rabbia immotivata che non ci permette di liberarci dai nostri pregiudizi, le suggestioni che possiamo provare tutte le volte che ci troviamo davanti ad eventi che non avevamo preso in considerazione. Agostina Passatino racconta in queste pagine la semplice complessità della vita umana.

 

Agostina Passantino è nata a Palermo nel 1981. È laureata in Lettere classiche e successivamente consegue un master in “I mestieri del libro e del documento: conservazione, fruizione, restauro, catalogazione e nuove tecnologie editoriali”. Dal 2005 collabora con la SISPI-Spa come docente nelle sessioni di adde­stramento alla catalogazione on-line per le biblioteche che ade­riscono al Polo PA1. Dal 2006 è bibliotecaria presso la Biblioteca francescana di Palermo, dove, oltre alla catalogazione su SBN-Web, al reference ed alle attività ordinarie di biblioteca, organizza mostre, eventi, incontri e visite guidate. Ha svolto attività di tutoraggio e docenza di materie biblio­teconomiche e insegnato Biblioteconomia e Catalogazione ai corsi di Gestione Patri­monio librario ed archivistico nelle scuole. È cultore della materia presso l’Università e-Campus di Palermo. Ha, inoltre, pubblicato numerosi articoli ed interventi che hanno come argomento la storia della Sicilia tra ‘500 e ‘800, la paleografia e la diplo­matica. Partecipa attivamente a convegni e congressi locali e nazionali. Collabora da tempo con la Biblioteca delle donne UDIPALERMO.

mercoledì 24 febbraio 2021

Novità, "Rosanna Giordano, Alla ricerca di una terra lontana. Vita da emigranti", Edizioni Kemnonia, pp. 242, euro 14,90


"Alla ricerca di una terra lontana" racconta la storia di molti siciliani costretti ad andare via dalla propria terra in cerca di fortuna. Givona, un piccolo paese dell’entroterra siciliano, viene distrutto da un terremoto e lo stesso sindaco, in evidente difficoltà, esorta tutti a lasciare la propria terra che non ha più nulla da offrire ai suoi abitanti. Nicola e Rosaria, a quel punto, decidono di affrontare un lungo viaggio, attraversando l’oceano, sfidando il loro destino e il loro status sociale per trovare un riscatto che nella tendopoli in cui ormai vivono non potrebbero avere. La storia non è solo quella di due giovani che scappano dalla “cattiva sorte” per poter vivere una vita serena, ma è anche quella delle prepotenze che molte volte i più poveri e meno potenti sono costretti a subire. Nicola e Rosaria però riusciranno a trovare la loro terra felice. L’autrice racconta la storia di molti emigranti che hanno dovuto fare le valigie, con quel poco che avevano, abbandonare la loro patria e le loro famiglie di origine, costretti dalla necessità, senza sapere cosa potesse aspettarli. Alla fine, una terra lontana si mostra più grata della propria terra natia, ma con la consapevolezza che il vero benessere esiste solo in virtù della collaborazione di tutti gli individui di buona volontà.

 

ROSANNA GIORDANO, è nata a Palermo nel 1964. Nel 1969 è emigrata con la famiglia nel sud est dell’Australia, a Melbourne, affrontando un lungo viaggio per mare con la nave da crociera “Angelina Lauro”. Nel 1976 tutta la famiglia Giordano ritorna a Palermo, questa volta in aereo. Qui, l’autrice, pur nella difficile situazione di adattarsi ad un ambiente totalmente diverso, frequenta tutti i gradi delle scuole statali, fino al conseguimento della Laurea in Lingue e Culture Moderne. Il suo esordio come scrittrice avviene con Alla ricerca di una terra lontana, in cui si racconta la sua esperienza di emigrante, ma anche la sua attitudine a fare da “infermiera” in seno alla famiglia, nonché a se stessa.

Novità: Francesca Cascino, "La guerra di Corrado. Romanzo", Edizioni Kemonia, pp. 146, euoro 12,00



La distruzione della grande Biblioteca di Alessandra d’Egitto fa da sfondo alla storia di Corrado, un giovane coraggioso e intraprendente, ma anche insofferente al destino che il padre ha scelto per lui. La ribellione alle imposizioni porterà il protagonista a vivere un’esperienza del tutto nuova, nella convinzione di star facendo la scelta giusta per il suo futuro. Con questo atteggiamento però il giovane affronterà un percorso che si rivelerà, pur se a seguito di una serie di peripezie, chiarificatore. Un ruolo fondamentale è svolto da Bernando, figura più mite e pacata, ma che fa da contraltare all’irruenza del protagonista. Sarà proprio a causa, o meglio, grazie all’amico che Corrado troverà il coraggio di affrontare un “viaggio” ancora più complicato e misterioso: il cammino all’interno della propria anima per ritrovare se stesso; quel se stesso che forse non ha mai conosciuto per davvero, persuaso com’era di sapere esattamente ciò che voleva dalla vita.

L’autrice evidenzia, attraverso un racconto ricco di avventure, battaglie, colpi di scena, presenze misteriose, risentimento e amore, come spesso ciò che si crede essere giusto per il nostro futuro alla fine si riveli senza alcun valore. Basterebbe avere il coraggio di far venire fuori le emozioni più sincere nascoste all’interno di ciascuno di noi, ascoltare con attenzione e con pazienza il nostro cuore per riuscire a vedere con una nuova luce le cose che ci circondano e, a quel punto, essere in grado veramente di salvarci.

FRANCESCA CASCINO, è nata a Palermo nel 1979. Il suo percorso di studi è di tipo umanistico-filosofico. L’autrice ha una personalità poliedrica e nutre particolare interesse per tutto quello che a che fare con l’arte. La guerra di Corrado segna l’esordio nel mondo della scrittura.

martedì 19 gennaio 2021

In libreria un altro titolo delle Edizioni Kemonia: VALENTINA INDELICATO, MARTA PULEO, ANTONINO CICERO, “Parlami d’amore. Racconti”, pp. 60, euro 15,00

 

Parlami d’amore è una miscellanea di tre racconti, con i quali ogni sin­golo autore riesce a dare brillantemente voce a questo complesso sentimento, analizzandone e mettendone in evidenza uno o più aspetti caratteristici. L’amore è quindi il filo che attraversa e che accomuna le tre storie. La disposizione intende descrivere una sempre maggiore apertura verso l’esterno: dal racconto che si focalizza soprattutto sulla psiche e sulla dimensione introspettiva, fino a giungere a quello ambientato nel “quartiere” dove tutti si conoscono, passando per il noir e attraversando una vicenda di lotta contro canoni sociali prestabiliti per l’autoaffermazione del proprio essere.

 

VALENTINA INDELICATO nasce nel novembre del 2000. Fin da piccola ha sempre mostrato una propensione verso il mondo delle arti, coltivandone ogni suo aspetto. Studentessa al Conservatorio di Messina nelle classi di vio­lino e canto lirico, nonché studentessa in Lingue per la comunicazione in­ternazionale presso l’Università di Catania, oggi coniuga la sua passione per la musica e un altro suo grande interesse: il mondo orientale, in particolare quello nipponico. Autrice di due racconti brevi: Guarda con il cuore, primo premio assoluto in un concorso nazionale indetto dal “Liceo Artistico Statale Lazzaro” di Catania, e Quarantaquattro, oggi pubblicato sul volume collettaneo Parlami d’amore.

 

MARTA PULEO nasce nel luglio del 1988. Dopo aver conseguito la maturità classica, nel 2013 si laurea in Scienze storiche a Palermo e nel 2016 conse­gue la laurea specialista in Studi storici, antropologici e geografici con una tesi sulla storia del monastero delle Giummarre a Sciacca. Dal 2014 lavora come impiegata presso la Dolciaria Service di Bagheria. Mamma di un bimbo, ha sempre coltivato la passione della lettura. Ha scritto diversi rac­conti brevi su temi sociali. È appassionata di arte, archeologia e storia della Sicilia medievale.

 

 ANTONINO CICERO, giornalista, già docente di materie giuridiche ed eco­nomiche, si divide tra Palermo e le Madonie. Ha collaborato con l’ateneo del capoluogo siciliano in qualità di cultore e ha curato testi e progetti messi in scena con istituzioni scolastiche ed associazioni. Autore ed editor per Edizioni Arianna, ha conseguito premi e riconoscimenti nell’ambito di concorsi letterari nazionali ed internazionali.